Vorrei che partissimo da qui, oggi, venerdì tre ottobre duemila e venticinque. Partissimo dalle parole di Papa Francesco in occasione dell’Omelia Santa Marta del 05/11/2018.
“Gesù parla a me, parla a te, parla a ognuno di noi. La predica di Gesù è per ognuno di noi. Come mai quei pagani che, appena sentono la predica di Gesù, vanno con lui, e io che sono nato, sono nata, qui, in una società cristiana, mi abituo, e il cristianesimo è come fosse un’abitudine sociale, una veste che indosso e poi la lascio? E Gesù piange, su ognuno di noi quando noi viviamo il cristianesimo formalmente, non realmente. [...] C’è l’ipocrisia dei peccatori, ma l’ipocrisia dei giusti è la paura dell’amore di Gesù, la paura di lasciarsi amare. E in realtà, quando noi facciamo questo, cerchiamo di gestire noi il rapporto con Gesù. “Sì, io vado alla Messa ma tu fermati nella chiesa che io poi vado a casa”. [...] Oggi può essere per noi una giornata di esame di coscienza, con questo ritornello: “Guai a te, guai a te”, perché ti ho dato tanto, ho dato me stesso, ti ho scelto per essere cristiano, essere cristiana, e tu preferisci una vita a metà e metà, una vita superficiale: un po’ sì di cristianesimo e acqua benedetta ma niente di più. In realtà, quando si vive questa ipocrisia cristiana, quello che noi facciamo è cacciare via Gesù dal nostro cuore. Facciamo finta di averlo, ma lo abbiamo cacciato via. “Siamo cristiani, fieri di essere cristiani”, ma viviamo come pagani.” (Papa Francesco – Omelia Santa Marta, 5 ottobre 2018)[1]
Vorrei che provaste ora a sostituire la parola Gesù con la parola amore, e la parola cristiano e cristianesimo con umano e umanesimo, nel senso di essere umani – e non altro da sé. Vorrei che provaste ora a considerarvi umani, non cristiani, non figli di Dio, niente, niente di tutto questo, ma umani, esseri umani, quali siete. Leggete le parole di Papa Francesco con questo in mente, Vi chiedo. Troppo spesso vedo persone nascondersi dietro belle o bellissime parole, discorsi stupendi nella teoria, ma avvezze dai fatti. Abituate all’ipocrisia, alla menzogna, alla non trasparenza nei confronti del suo prossimo, e di sé medesime. Questo di che parlo è ciò a cui non dovreste mai abituarvi. Non abituarsi al male, all’ignoranza, l’invidia, la cattiveria, e così via; ma andare oltre, elevarsi rispetto alla mediocrità delle cose, dei sentimenti, delle emozioni che provate. Non sono perfetta neppure io, come nessuno lo è, e non è questo ciò che vi chiedo. Ciò che chiedo è lo sforzo di vedere oltre l’apparenza che spesso ci inganna; vedere oltre il ruolo (il medico, l’insegnante, l’ingegnere, quello che vi pare) – e considerare la persona, la sua vocazione a quel ruolo, il suo profondo perché a quel mestiere; ma più oltre, il suo profondo perché in quello che fa, qualsiasi cosa sia: dal lavare i piatti in una certa maniera, a guidare la macchina, o prendere la patente, andare all’università, al lavoro, qualsiasi cosa. Domandatevi di essa, chiunque questa persona sia, cosa la muove, cosa la spinge a fare ciò che fa, esattamente nel modo e non in altro, in cui essa fa. Domandatevi la sostanza delle cose, l’essenza degli altri, e di Voi stessi. Domandatevi, se siete umani, cosa siete. Cosa fate. Cosa vi muove nelle vostre infinite o troppo corte giornate. È l’amore a muovervi, o l’invidia, la cattiveria, la rabbia? Ma la rabbia per che cosa – poi, domandatevi; andate oltre. Che cosa vi fa arrabbiare? Domandatevelo, e domandatevelo ancora, e ancora e ancora. Fino a che la vostra risposta non sarà pura: soltanto una cosa, una, mi fa arrabbiare: la manchevolezza nelle cose dell’amore e nelle cose della vita. Mi fa arrabbiare quando non c’è rispetto non per il ruolo, l’istituzione, ma per la persona, l’essere umano e la sua dignità di tale. Mi fa arrabbiare quando vedo persone mosse dall’egoismo, dal prevalere di sé sul prossimo, dal desiderare più che le cose dell’invisibile, quelle del materiale, e non per soddisfare una base concreta di, banalmente, potere sopravvivere al sistema. Ma perché niente è ai loro occhi mai giudicato come abbastanza. Questo, e altro domandatevi. Ponetevi voi le vostre domande, andate oltre. Cristiani, o non cristiani, appartenenti a qualunque religione di questo mondo, qualunque dogma, credenza, non è questo che ci interessa: domandatevi della vostra umanità, del vostro senso più profondo e più vero al dono che è in voi la Vita. Trovate le vostre risposte, le vostre domande – non fermatevi fino a che non avrete prodotto nei fatti ciò che vi siete domandati: della vostra purezza.
[1] “Parola del giorno”, Vatican news, 3 ottobre 2025, https://www.vaticannews.va/it/vangelo-del-giorno-e-parola-del-giorno.html.
